sabato 14 gennaio 2012

History corner [1]


Inauguro qui il mio nuovo spazio sull'amore tra uomini nella storia. In questo spazio
vi presenterò scorci d'epoca, coppie famose e tanti gustosi libri di lettura.

E come potrei cominciare se non parlandovi di quella che é considerata la prima coppia omosessuale della storia occidentale? Sì, sto proprio pensando ad Achille e Patroclo.
La storia é famosa e nota a tutti: nella narrative dell’Iliade di Omero, grande spazio é dato alle gesta del nobile guerriero Achille, il cui rifiuto di partecipare all’azione di Guerra per una contesa con il capo dell’esercito Greco Agamennone, porta rovina nel campo Greco. Patroclo, anch’egli di nobili origini, é dipinto nel poema come l’eroe più vicino al campione Achille. Il giovane, probabilmente più anziano di Achille di pochi anni, si era rifugiato in giovane età presso Peleo, padre di Achille, perché reo di aver ucciso per sbaglio un compagno di giochi. É così che Achille e Patroclo si imbarcano insieme per la spedizione a Troia.


Il XVI libro dell’Iliade é appunto dedicato alle gesta di Patroclo (aristia), che, spinto dal dolore per la disfatta greca e afflitto dal rifiuto di Achille a prendere le armi, indossa la corazza di quest’ultimo e si batte strenuamente, facendo credere ai Troiani di essere proprio Achille. Purtroppo questo nobile atto di coraggio non va a buon fine; invigorito dai successi, Patroclo tenta per tre volte di assaltare le mura troiane, ma viene tramortito dal dio Apollo, poi colpito da Euforbo e infine da Ettore, che gli infligge il colpo mortale.
Nel libro XVII Achille apprende della morte di Patroclo ed esterna il suo dolore con lamenti tanto forti da richiamare sua madre, la ninfa Teti, che gli chiede la causa di tanto strazio e gli ricorda che se tornerà in battaglia, sarà destinato a vivere una vita onorevole, ma brevissima. Achille accetta e torna sul campo di battaglia.
Patroclo farà un’ultima apparizione, come fantasma, ad Achille pregandolo di sospendere la Guerra e dargli degna sepoltura, libro XXIII:
“Tu, dormi, Achille e ti scordi di me:
mai, vivo, mi trascurasti, ma mi trascuri da morto.
Seppelliscimi in fretta, e passerò le porte dell’Ade. […]
E dammi la mano, te ne scongiuro piangendo: mai più
Verrò fuori dall’Ade, quando del fuoco m’avrete fatto partecipe. […]
Achille, non seppellire le mie ossa e le tue separate,
Ma insieme, come in casa vostra crescemmo […]
E così un; urna sola anche l’ossa racchiuda,
Quella d’oro a due manici, che la madre augusta t’ha dato.”


Omero non é mai particolarmente esplicito sul tipo di legame che lega Achille e Patroclo, ma si limita a dipingere il loro legame con forza estrema e con tenerezza (il poeta ha particolare riguardi per Patroclo, che tratta sempre con molta dolcezza). Certo é che i secoli successivi scelsero il rapporto tra i due mitici eroi non solo come esempio estremo di amicizia, ma come simbolo dell’amore tra due uomini.

Per leggerne di più:
Purtroppo i romanzi sull’Iliade tendono a minimizzare questa parte della narrazione oppure a presentare Achille e Patroclo come `cugini’ (avete presente Troy?), allora perché non leggere una buona versione dell’Iliade?
In italiano abbiamo a disposizione due scorrevoli versioni in prosa: la celebre versione Einaudi curate da Rosa Calzecchi Onesti o la versione Marsilio di Maria Grazia Ciani.
Buona lettura!

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