lunedì 22 ottobre 2012

Teaser monday - Dentro o fuori




LA LUCE gli feriva gli occhi, ma non poteva stringerli più di così. Avrebbe voluto tapparsi anche le orecchie, per proteggersi da quei BIP infernali.
“È sveglio?” chiese una voce acuta, femminile.
Kurt rabbrividì.
“Su, è ora di svegliarsi.”
I BIP erano ritmici, regolari… come un battito cardiaco. Giusto. Avrebbe dovuto capirlo subito – dall’odore intenso di disinfettante – che si trovava in ospedale. I macchinari a cui era collegato dovevano aver segnalato, in qualche modo, il suo risveglio.
“Che è successo?” Cristo santo. Quella non era la sua voce – era la voce di uno che si era pappato sabbia a colazione. Parlare gli faceva un male cane.
“Ce la fa ad aprire gli occhi, detective O’Donnell?”
Col cazzo. “Troppa luce,” riuscì a mormorare. Una fitta di dolore prese a pulsargli nelle tempie. Altre parti del corpo minacciavano di imitarla; non che la cosa lo entusiasmasse – ma che diavolo, almeno non era morto.
La luce si abbassò, e Kurt provò a sollevare le palpebre. Un’infermiera – si sforzò di metterla a fuoco – con degli orsetti sul camice teneva in mano una cartellina e ci scribacchiava sopra qualcosa, con la penna più rumorosa del mondo.
“Sete.”
Nonostante la voce da gessetto sulla lavagna, la donna gli sorrise comprensiva. “Lo so. Ma non posso darle niente finché il dottore non la visita.”
Gli diede un buffetto sulla spalla e uscì dalla stanza. Le scarpe di gomma cigolavano, e Kurt rabbrividì.
Cosa diavolo era successo?
Provò a muoversi con cautela, arto per arto, in cerca del dolore. Niente superava il pulsare alla testa, ma anche la gamba e il braccio sinistri non erano esattamente in forma. Si guardò intorno, ma non trovò niente che potesse indicargli la data o l’ora. L’ultima cosa che ricordava era di essere salito in macchina con Ben dopo aver ricevuto la soffiata. Avevano avuto un incidente? Gli avevano sparato? Lo sforzo gli causò un dolore atroce alla testa. Sospirò e provò a rilassarsi, per quanto lo consentisse quella specie di blocco di granito che l’ospedale chiamava “materasso”.
Moriva dalla voglia di strapparsi la flebo e uscire in corridoio a chiedere spiegazioni a qualcuno; al tempo stesso, però, sospettava che un’azione del genere gli avrebbe causato ancora più dolore. Non si era mai sentito così male in vita sua – non ci teneva a scoprire se la situazione poteva peggiorare.
Gli giunse alle orecchie il chiacchiericcio inconfondibile di una coppia irlandese irata. Si rilassò ancora di più. Se anche i suoi genitori non fossero riusciti a convincere il dottore a visitarlo subito, bastava aspettare l’arrivo dei vari fratelli e sorelle A quel punto, di certo, lo staff ospedaliero avrebbe fatto di tutto per sbatterlo fuori il prima possibile.
“Lì dentro c’è mio figlio!”
Oh. Sempre più vicini. Kurt pregò che a sua madre venisse concesso l’ingresso o somministrato del valium, perché era già abbastanza su di giri, e la sua voce sembrava ballargli un tip-tap nella testa.
“Signora O’Donnell, signor O’Donnell. Sono certo che il medico sta arrivando. Venite un attimo con me in sala d’aspetto.”
Quella voce sicura apparteneva al suo capo. Che ci faceva lì? Voleva forse dire che l’incidente – di qualunque cosa si trattasse – c’entrava qualcosa con la soffiata? Perché non riusciva a ricordare? E dove cazzo era Ben?
Kurt si portò una mano sul capo e strofinò piano. Buon Dio, aveva bisogno di un anestetico – oppure, in alternativa, una bella decapitazione.
“Detective O’Donnell.” Una donna minuscola, col camice bianco, entrò nella stanza. “Sono la dottoressa Sarwa. Come va la testa?”
“Fa male.” Riecco quella voce da corvo. “Che è successo?”
“Fra un attimo. Sente nausea?”
“No, non direi.” Non era una bugia, anche se non avrebbe ingerito cibo per niente al mondo.
La porta si aprì, ma non entrò un parente. Era il suo capo.
“Signore?” La nausea lo assalì, e il dolore alla testa prese a pulsare più rapido.
“O’Donnell. Sono lieto di vedere che hai ripreso conoscenza. Purtroppo ho brutte notizie.” Come se non si fosse già capito dall’espressione seria.
“Quali notizie, signore?” Sentì sua madre stringergli forte la mano. Suo padre si allontanò e si mise a guardare fuori dalla finestra.
“Ricordi cosa stavi facendo quando c’è stata l’esplosione?”
Esplosione? Ecco il perché delle schegge. Il resto era avvolto nel buio. “Non ricordo nessuna esplosione. Abbiamo ricevuto una soffiata da Gustav e poi sono salito in macchina con Ben. La macchina è esplosa?” Perché non c’era Ben a spiegargli tutto questo? La nausea divenne un dolore acuto, lancinante.
“L’edificio indicato dalla soffiata era una trappola. Siamo quasi certi che ci fosse la mano di un criminale mandato dietro le sbarre da Ben quando era ancora nell’antidroga – si fa chiamare Novi, l’Orso Russo. È uscito due mesi fa con la condizionale.”
Novi. Kurt aveva già sentito parlare di lui – era un trafficante di droga e uno spacciatore, fra le altre cose. Ma l’espressione del commissario Nadar gli disse che non era finita.
“Mi dispiace, Kurt. Ben non ce l’ha fatta.”
Morto? Kurt trasalì. Frammenti di ricordi lo assalirono, e si sentì sprofondare nel rumore.
“Tesoro, mi dispiace tanto,” bisbigliò sua mamma. I suoi avevano incontrato Ben un paio di volte. Ben era un lupo solitario, e anche dopo tre anni insieme, Kurt non sapeva granché della sua vita privata. Però era il suo partner. Lavoravano bene insieme, e Kurt lo riteneva un amico. I quindici anni di differenza non contavano niente.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, e distolse lo sguardo da Nadar, rivolgendosi a sua mamma. La donna tirò fuori un fazzoletto dalla borsa e gli asciugò il viso.
Con un sospiro profondo, tornò a guardare il suo capo. “Quanto tempo è passato? Avete informato la sua famiglia?” Per quanto ne sapeva, Ben aveva solo la madre. Voleva essere lui a darle la notizia; era compito suo.
“Ho provveduto mentre eri in sala operatoria. Non si sa con certezza, ma il funerale dovrebbe svolgersi sabato. Dovrai mettercela tutta per guarire, se vuoi essere presente.”
“Sì, signore.” Ci sarebbe andato, a costo di trascinarsi dietro la flebo e tutti i macchinari. E poi si sarebbe impegnato a sbattere l’Orso Russo in galera.
“Buona giornata, signori O’Donnell.” L’ispettore Nadar fece un cenno col capo; poi girò sui tacchi e uscì dalla stanza.
“Ha ragione, tesoro. Devi rimetterti. Non so cos’avrei fatto se ti avessi perduto.”
In quella irruppero nella stanza i suoi vari fratelli e sorelle – tutti dispiaciuti per Ben, e felici che Kurt stesse bene. Pretesero di abbracciarlo e baciarlo, uno per uno, non senza qualche problema; ma non sarebbe stata la sua famiglia, senza baci e abbracci. Qualcuno di loro doveva aver terrorizzato le infermiere; Kurt era quasi certo che nessun altro paziente potesse ricevere otto persone per volta. Ma era felice che fossero lì. Sperò che ci fosse qualcuno con la madre di Ben, in caso la donna fosse abbastanza lucida da capire quanto era accaduto.
“Mamma, voglio andare a casa.”
“Lo so, piccolo. I medici vogliono tenerti qui un altro giorno, ma domani veniamo io e papà a prenderti. Erin ti ha già preparato la stanza, mentre venivamo qui. Ci prenderemo noi cura di te.”
Più tardi avrebbe ringraziato sua sorella. Si sentiva stupido a volere le attenzioni di mamma, alla sua età, ma l’idea di tornare al suo appartamento sterile lo faceva solo piangere di più. Non aveva una fidanzata; non aveva nessuno che frequentasse regolarmente. Ma aveva una grande, amorevole famiglia.
La dottoressa Sarwa annuì convinta e scrisse qualcosa sulla cartella. Poi afferrò le coperte e gli scoprì il fianco sinistro. Kurt si sforzò di guardare, anche se il movimento gli causava dolore agli occhi, e vide che il braccio era tutto fasciato. Che fosse rotto?
La dottoressa rimosse la garza portando alla luce una cicatrice irregolare, sull’interno del braccio, da gomito a polso, tenuta insieme da una serie di punti neri.
“Lei è un uomo fortunato, detective O’Donnell,” mormorò la dottoressa mentre tastava la… era difficile chiamarla incisione. Nessun chirurgo degno di questo nome avrebbe mai eseguito un taglio così malfatto, irregolare. “Non si è rotto neanche un osso.”
E quella la chiamava fortuna? Dopo aver visto la ferita, il braccio prese a pulsargli a ritmo col cervello.
Kurt inspirò a fondo. Sentiva la gola troppo asciutta per sprecare parole. “La gamba?”
La donna fece una mezza risata beffarda. “Niente di serio, solo un ginocchio slogato.”
“Ho sete.”
“Lo dirò all’infermiera. Le darà un po’ di succo.” Si mise a rifare la fasciatura. “Ha un bell’aspetto. Okay, le faccio un riassunto veloce. Ha sbattuto la testa, e le schegge le hanno tagliato il braccio.”
Kurt rise per un attimo, ma smise non appena il battito nella sua testa divenne un rullo di tamburi. “Opinione professionale?”
La dottoressa Sarwa gli sorrise debolmente. “Potrei scendere nei dettagli, ma è inutile farlo adesso, è ancora troppo confuso. Le schegge hanno causato un bel danno – sarebbe morto dissanguato se non l’avessimo operato subito. Però poteva andarle molto peggio. Tornerò più tardi a spiegarle tutto per bene.”
Kurt dovette assopirsi per qualche minuto, perché gli parve che l’infermiera fosse subito lì a portargli il succo. Seguirono mamma e papà.
“Tesoro! Oh, piccolo mio!” Mamma andò subito sul lato del letto dove non c’era l’infermiera. In quel momento lo interessava di più la cannuccia in avvicinamento. Sentì il profumo acido di mela e gli venne subito l’acquolina in quella bocca asciutta come cotone.
Mamma gli prese la mano e la strinse forte. Sentì le lacrime bagnargli il dorso. Era la prima volta che… beh, di certo non la prima volta che si faceva male. Con sei fratelli più vecchi, aveva una certa esperienza con lividi e ossa rotte. Ma questa era la prima volta che rimaneva ferito sul lavoro – doveva essere lavoro, per forza. Non gli veniva in mente un altro posto dove poteva essersi ferito con delle schegge.
Quando la sete si fu placata, se non estinta, si voltò verso sua madre. L’infermiera uscì, e papà prese il suo posto.
“Kurt, tesoro…”
“Mamma, sto bene.”
“No che non stai bene.”
Kurt fece una smorfia, e suo padre disse piano “Deirdre, non strillare. Ricordati cos’ha detto la dottoressa.”
“Ma non sta affatto bene, Sean.” Si chinò a baciargli la guancia. “Mi dispiace, piccolo.”
“Come ti senti, figliolo?” Suo padre fece per toccargli il braccio fasciato, ma optò invece per la spalla.
“Indolenzito.” Ma adesso che si sentiva più sveglio, era pronto per andare a casa. Saputo qual era il problema fisico, il dolore sembrava essersi acquietato. “Papà, cos’è successo?”
I suoi genitori si scambiarono un’occhiata. Mamma prese a piangere.
“Beh?” Non li aveva mai visti senza parole.
“Tesoro, avresti potuto morire.” Sua madre aveva la voce spezzata.
Il livello dei decibel fuori dalla stanza aumentò. Dovevano essere arrivati gli altri parenti. E che diavolo – non stava peggio di quando Ian lo aveva sfidato ad arrampicarsi su quell’albero marcio in giardino. Quella volta si era spaccato un braccio e una gamba. Stavolta era solo un brutto taglio, una botta in testa e un ginocchio slogato. Cos’era tutto questo dramma? Si comportavano come se avesse avuto undici anni, invece che trentuno. Perché doveva essere proprio lui il figlio minore? 


Dentro o fuori, KC Burn
Traduzione: Martina Nealli
Dreamspinner Press
Pagine: 231
Cover artist: Reese Dante
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sabato 20 ottobre 2012

Segnalazione - Come non detto, Roberto Proia


Non ho letto il libro né visto il film, parlare di coming out tuttavia non è mai male, se non altro aiuta ad esorcizzare la paura. Segnalo pertanto Come non detto, romanzo d’esordio del romano Roberto Proia.



Perché dirlo? Quando dirlo? Come dirlo? Dove dirlo? A chi dirlo? A chi non dirlo? A partire dalla propria esperienza personale, l'autore ha raccolto testimonianze, suggerimenti, tecniche di sopravvivenza e allenamenti mirati per chi ha deciso (e per chi non ancora) di fare il grande passo. Oltre a essere un prezioso libretto di istruzioni per l'uso, questo manuale è un vero e proprio compagno di viaggio e di avventure che ha molto da raccontare. In queste pagine troverete un po' di tutto: dai tips & tricks ai racconti di coming out celebri, dalle citazioni che possono essere d'ispirazione ai piccoli esercizi spirituali per prepararsi serenamente al G-Day, al debutto gay in società. E non mancano ovviamente i consigli per gli etero destinatari della confessione (amici, genitori, coniugi). L'autore - che è anche produttore e sceneggiatore della commedia cinematografica ispirata a questo libro - ci mostra con tanti esempi che il coming out può essere perfino divertente.

Come non detto, Roberto Proia
Pagine:221
Sonzogno
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lunedì 15 ottobre 2012

Teaser monday - Amore a a prima vista



Jonathan uscì dalla stanza con alcune brochure strette nella mano e aspettò fino a quando la porta fu chiusa prima di iniziare a ridere. Non capiva cosa stesse accadendo tra la sua amica e il suo ragazzo, ma sapeva che George la amava. Sinceramente, era sorpreso che ci avesse messo così tanto prima di chiamarla. L'unica incognita, ora, era quanto Kathy avrebbe deciso di farlo soffrire prima di perdonarlo per qualsiasi cosa lui avesse fatto di sbagliato.
Uscì dall'hotel e camminò lungo le strade gremite di New York. E fu in quel momento che la sua vita si capovolse. Beh, tecnicamente fu il suo corpo a capovolgersi quando inciampò scendendo gli scalini della metropolitana. Non si ferì gravemente, ma si slogò un polso, così i paramedici lo portarono all'ospedale per fargli delle lastre. Il dottore confermò che non c'era niente di rotto, mise il polso di Jonathan in un tutore e lo dimise.
Dato che aveva già diciotto anni ed era legalmente un adulto, l'ospedale non era tenuto a chiamare nessuno prima di curarlo, ma lui non aveva voluto che la sua insegnante si preoccupasse, così l'aveva chiamata e le aveva spiegato il tutto. Una volta che la tracolla fu al suo posto, entrò in ascensore per uscire dall'ospedale e tornare in hotel. Non fu una sorpresa quando sbagliò a premere il pulsante e scese al piano sbagliato. Quando si rese conto di essere nel reparto maternità invece che nell'atrio, Jonathan era in piedi di fronte alla nursery, ipnotizzato dall'uomo che vedeva dietro la vetrata.
Lo sconosciuto indossava sopra i vestiti uno dei camici blu dell'ospedale, era seduto su una sedia a dondolo e teneva tra le braccia un neonato avvolto in una coperta blu e rosa a strisce. I suoi capelli erano di un nero intenso, la pelle chiara e i suoi occhi... wow, quegli occhi. Erano bellissimi, di uno scintillante blu scuro che Jonathan non aveva mai visto, né mai immaginato. Sentì di poter annegare in quegli occhi.
Jonathan era immobile nel corridoio dell'ospedale e fissava quell'uomo splendido. Non poteva sentire attraverso il vetro, ma gli sembrava che stesse cantando qualcosa al bambino che cullava tra le braccia. E c'erano lacrime che rigavano quel viso ben definito e perfetto. Jonathan voleva avvicinarsi all'uomo dagli occhi blu, sederglisi in grembo e asciugargli le lacrime. Voleva toccare quei soffici capelli neri, appoggiare la testa contro il suo petto e sentire il suo cuore battere. Voleva prendersi cura di lui per far sì che non piangesse mai più. Il tempo si fermò mentre Jonathan immaginava il proprio futuro con quell'uomo dagli occhi blu.
“Jonathan Doyle! Eccoti qui.”
Jonathan voltò il capo verso l'ascensore e vide la sua insegnante correre verso di lui in preda al panico.
“Hai detto che saresti venuto direttamente in hotel. Quando non sei arrivato, ho chiamato l'ospedale e mi hanno detto che ti avevano dimesso un'ora fa. Grazie a Dio stai bene. Cosa ti è successo stavolta, caro?”
La donna guardò il suo braccio e toccò teneramente l'imbracatura. Jonathan alzò lo sguardo sull'orologio appeso al muro e si rese conto che erano passate tre ore. Gli erano sembrati solo pochi secondi e invece aveva fissato l'uomo dei suoi sogni per tre ore. Quando tornò a guardare attraverso la finestra, lo sconosciuto se n'era andato. Era come se fosse svanito nel nulla. Avvertì una fitta al cuore per quella perdita e il ragazzo faticò a fare entrare aria nei polmoni. Sforzandosi di stare calmo, rispose alla sua insegnante.
“Oh, mi scusi, signora Burns. Non volevo farla preoccupare. Sono sceso al piano sbagliato e ho perso la nozione del tempo.”
“Va tutto bene, caro. Capisco.”
La signora Burns conosceva Jonathan sin dal primo anno, quindi aveva smesso di fargli domande quando si cacciava in situazioni strane. Gli prese il braccio ferito e lo condusse all'ascensore, poi fuori dall'ospedale e nel taxi che li aspettava in strada.
“Kathy ha preparato la tua borsa, Jonathan. Dobbiamo andare subito all'aeroporto per prendere il nostro volo.”
Lui annuì, ma l'unica cosa alla quale riusciva a pensare era quell'uomo dietro il vetro della nursery. L'uomo con quegli stupefacenti occhi blu.
Quando tornò a casa, a Emile City, s'inventò delle scuse per cui avrebbe dovuto trasferirsi a New York dopo il diploma. Le sue ragioni avevano qualcosa a che vedere con il trovare la vocazione nella città dove tutto era possibile ed esplorare la scena musicale visto che lui amava la musica. A chi importava? Erano sciocchezze e Jonathan lo sapeva. Non aveva nessuna vocazione. Non aveva mai avuto un interesse per qualcosa in particolare. Era sempre stato nella media riguardo a qualsiasi argomento o attività.
La verità era che voleva trasferirsi a New York perché era lì che lui viveva. Jonathan voleva incontrare lui. Aveva bisogno di conoscere lui. Quel bell'uomo dagli occhi blu che l'aveva così colpito. Quell'uomo chiaramente etero che aveva un bambino. L'uomo del quale si era innamorato a prima vista.


Amore a prima vista, Cardeno C.
Traduzione: Barbara Cinelli
Dreamspinner Press
Pagine: 225
Cover artist: Paul Richmond

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venerdì 12 ottobre 2012

Cuori affini

Per gli amanti dei romanzi ad ambientazione storica segnalo Cuori affini, della scrittrice Rowan Speedwell, già autrice de Alla ricerca di Zach. Il libro è disponibile per l'acquisto in formato digitale su Amazon e sul sito dell’editore.



L’affascinante mascalzone Tristan Northwood sembra avere tutto: un nome antico, un titolo ereditario, un’amabile moglie, e un figlio che adora. Le donne lo amano, gli uomini lo ammirano, e sembra che non ci sia niente che non possa fare, che sia sedurre una moglie dell’alta società, o vincere una corsa con i carri. La Società non sospetta affatto che il nome non significhi niente per lui, la sua fortuna sia sotto il controllo di suo padre, e che lui non abbia interesse nella moglie tranne per un’amicizia davvero distante. La Società lo annoia, e accetta le sfide perché si sente vivo solo quando si trova sul limite… fino a quando il fratello di sua moglie torna a casa dalla guerra.Charles Mountjoy, decorato eroe di guerra, tira fuori Tris dalla sua disperazione, inspirandogli sentimenti di passione che non aveva mai sospettato di essere in grado di provare.Quasi terrificanti quanto questi sentimenti per Charles sono i segni che Charles potrebbe ricambiare il suo affetto – o anche peggio, che Charles vede l’uomo che Tristan ha cercato così tanto di nascondere al mondo.

Cuori affini, Rowan Speedwell
Traduzione: Martina Volpe
Dreamspinner Press
Pagine: 422
Cover artist: Reese Dante
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martedì 9 ottobre 2012

Teaser monday - Solo una bozza


Guardai l’ora: le due di notte. Decisi di andare a letto, salvai su una chiavetta tutti i dati che avevo raccolto e spensi il portatile. Mi appoggiai allo schienale della sedia e mi stiracchiai. La mattina seguente sarei potuto tornare alla mia amata routine. Ogni giorno uguale al precedente, con solo qualche piccola variazione di tanto in tanto. La mia vita ruotava intorno alla quotidianità e agli elenchi. Erano attaccati al muro, ripiegati nei libri, salvati sul portatile; elenchi di cose da fare, posti da vedere prima di morire, e, naturalmente, schemi o mezzi schemi di possibili libri. Qualche volta mi capitava addirittura di trovarne uno e non ricordare più a cosa si riferisse. Avevo anche un mucchio di liste di possibili viaggi; non ero un viaggiatore, ma mi sarebbe piaciuto diventarlo. E in più li conservavo tutti perché non si può mai sapere. Mi si potrebbe definire un maniaco degli elenchi, in un certo senso.
La mia routine quotidiana era impressa a lettere di fuoco nel mio cervello:
sveglia (importante)
stretching
controllo di mail e messaggi
colazione
telegiornale del mattino (ma non troppo per non rovinarsi la giornata)
palestra (ogni giorno della settimana aveva la sua lista di esercizi)
scrittura fino a…
pranzo
navigazione in Internet, generalmente porno
cardio-fitness
scrittura
un po’ di TV
cena
scrittura
caffè
chat online
preparazione per la notte
sega.
Queste erano le mie giornate: tranquille e definite, delle gran boccate d’aria. Curtis naturalmente saltava fuori di tanto in tanto, ma riuscivo a inserirlo nella routine. Ecco perché lui era perfetto per me: si amalgamava bene con la mia vita. L’ho già detto che si amalgamava?
Tuttavia qualche volta, e più spesso in quel particolare momento della mia vita, sdraiato, di notte, da solo sul letto (Curtis raramente dormiva da me) mi chiedevo in che modo la mia vita sarebbe stata diversa se avessi avuto accanto persone diverse in un posto diverso. Magari accanto a Brock Kimble nel suo vestito perfetto, e magari in un luogo dove non ero mai stato. Ero caduto vittima di un cliché.
Ognuno di noi ha visto almeno uno di quei film – generalmente una commedia rosa ambientata in un liceo o un college – in cui, quando un personaggio particolarmente affascinante appare sulla scena, le luci si abbassano, la musica diventa sdolcinata e, a seconda del livello della sceneggiatura, agli altri personaggi si forma un filo di bava all’angolo della bocca. Il personaggio in questione fa il suo ingresso in mensa o in biblioteca, la musica parte e tutti i presenti, ma in modo particolare il protagonista, rimangono senza parole – anzi, lobotomizzati - di fronte alla sua evidente sensualità e alla sua natura ultraterrena. La vita, siamo indotti a pensare, non era nulla prima di tale divino evento.
Tuttavia, noi poveri spettatori siamo, almeno all’inizio, tenuti all’oscuro delle complicazioni che l’avvento di una tale bellezza porterà con sé.
E delle complicazioni devono esserci, altrimenti non ci sarebbe storia. Né vita. Né botteghino. Quali rocambolesche e incredibili avventure dovrà superare il nostro eroe per conquistare il ragazzo o la ragazza dei suoi sogni? E ne sarà valsa la pena? Ecco la domanda chiave: ne vale la pena? Perché, se la risposta è ancora sì dopo tutte le scene imbarazzanti, le battutacce sulle scoregge e le freddure, se alla fine siamo veramente affezionati a questi personaggi innaturali e stereotipati, allora arriviamo a perdonare qualsiasi incongruenza possa esserci nella storia. Ognuno di noi in fondo sta solo cercando di trascorrere qualche momento di tranquillità; nessuno si aspetta che una commedia rosa cambi la sua vita.
Logan Brandish. Ecco il mio vero nome. Con un nome del genere ero indubbiamente destinato a diventare uno scrittore, e sono anche abbastanza conosciuto. Sono persino stato capace di ricavare un discreto gruzzolo da quella che, a suo tempo, era sembrata una discutibile scelta professionale. Nonostante le mie vendite siano calate, ho comunque abbastanza successo da farmi offrire pranzi nei locali di grido dal mio editore, la Hillside Books. Specialmente quando vogliono che incontri un nuovo editor.
Bene, adesso che abbiamo finito con le presentazioni, ecco la mia storia.

Solo una bozza, Eric Arvin
Traduzione: Claudia Milani
Dreamspinner Press
Pagine: 190
Cover artist: Anne Cain

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domenica 7 ottobre 2012

Un cavallo nell'ombra


Non c’è due senza tre, recita un vecchio adagio. Chiedete alla scrittrice Kate Sherwood, probabilmente sarà d’accordo.
Nella sua trilogia Dark horse, esplora le dinamiche di un triangolo amoroso omosessuale con una buona trama e una scrittura mai troppo volgare.
Il primo volume della serie, Un cavallo nell'ombra, è già disponibile in formato digitale su Amazon o sul sito dell’editore.


Dan pensa all’idea di continuare semplicemente a guidare, lasciando tutti i casini alle spalle. Ha abbastanza denaro per farlo. Si potrebbe organizzare, fare arrivare il suo cavallo e le sue cose dove deciderà di fermarsi. D’altra parte, andarsene è quello che ha sempre fatto, ogni volta che le cose sono diventate troppo difficili – e, davvero, è sempre andata bene così.
Dan Wheeler pensava di aver trovato un equilibrio e un amore che sarebbero durati in eterno con Justin Archer, suo partner nella vita e nel lavoro. Ma quando Dan, continuando a lavorare alle dipendenze dei genitori di Justin come addestratore di cavalli, si trova tragicamente di nuovo da solo, deve riuscire ad accettare che la sua vita perfetta è irrimediabilmente scomparsa.
È qui che entrano in scena il miliardario Evan Kaminski, arrivato alla scuderia con l’intenzione di comprare un cavallo alla sorella minore, e l’amante di Evan, Jeff Stevens, che sembra capire non solo in che cosa consista il lavoro di Dan, ma molto di più. Mentre lotta per cercare di affrontare tutti gli sconvolgimenti nella sua vita, Dan si ritrova, suo malgrado, attratto sia dall’intensa ma imprevedibile passionalità di Evan, sia dalla quieta saggezza di Jeff. Riuscirà Dan ad essere forte abbastanza da rischiare di dare una possibilità a questo nuovo amore, o deciderà invece che per lui sia meglio – più sicuro – rimanere da solo? 

Un cavallo nell’ombra, Kate Sherwood
Traduzione: Sara Pellegrino
Dreamspinner Press
Pagine: 434
Cover artist: Justin James

Qui, il sito dell'autrice. Qui, la pagina del sito dell'editore. Qui, la scheda prodotto di Amazon.
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mercoledì 3 ottobre 2012

Prossime uscite - Un assaggio d'amore


Inizio il mio intervento su Men’s Tales segnalando la prossima pubblicazione di Un assaggio d’amore, dello scrittore Andrew Grey.
Il romanzo è il primo di una trilogia di volumi autoconclusivi ambientati nel mondo della ristorazione.



Il servizio del pranzo al ristorante di Darryl Hansen, il Café Belgie, sta diventando troppo difficile da gestire per un uomo solo e Billy Weaver è un ragazzo in cerca di un lavoro—qualsiasi lavoro—per aiutare la sua famiglia. Billy riesce a guadagnarsi il rispetto di Darryl con la sua sincerità e la sua dedizione al lavoro. Gli sguardi di ammirazione del giovane, però, riportano alla luce il dolore e la vergogna del passato di Darryl.
Fino a quando Darryl non scopre il segreto di Billy, il giovane soffre in silenzio: suo padre è morto lasciandolo da solo con due fratelli di cinque anni. Darryl porta Billy e i bambini al ristorante, dove affronteranno insieme il ricco menu di difficoltà del loro futuro… mentre Davey, Donnie e Billy si fanno strada nel cuore di Darryl.

Il libro sarà disponibile dal 16 ottobre in formato digitale su Amazon e nel sito dell'editore. Speriamo in una buona traduzione.

Un assaggio d’amore, Andrew Grey
Traduzione Laura di Beradino
Dreamspinner Press
Pagine: 200
Cover artist: Reese Dante



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